Charles Baudelaire in “Correspondances” ci racconta come la Natura sia una foresta di simboli e ci parli con una voce che sembra alla volte incomprensibile.
E’ il nostro orecchio a non essere più in grado di decifrare quella lingua antica, mentre lo è quello del poeta, quello del sognatore, quello del veggente. Lo è quello delle persone che sanno stare in ascolto, quello di chi non cerca risposte, quello di chi contempla, quello di chi accoglie la natura per quello che è, non un dono per gli esseri ma un complesso sistema di reazioni e relazioni che crea la vita stessa. Noi siamo una parte di questo sistema, nulla è fatto per noi, nulla vuole comunicare con noi come esseri privilegiati, nulla chiede di essere interrogato o interpretato. Attraversare questa foresta restando in silenzio, contemplando, rispettando ciò’ che è espressione della vita stessa e cercando di risuonare in essa, è forse l’unico modo per comprenderla e farne parte. Natura non è qualcosa che osservi dall’esterno, è qualcosa in cui sei immerso.
La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiars. (C.B)