- NOME: Silybum marianum (L.)
- FAMIGLIA: Asteraceae
Descrizione
Pianta bienne e spinosa. Ha radici spesse e ramificate. Il fusto invece è eretto, robusto, striato e ramificato nella parte superiore. Nel primo anno di vita produce le foglie basali, mentre nel secondo anno sviluppa lo scapo fiorale.
Le foglie basali sono picciolate, lunghe sino a 40 cm: hanno un margine ondulato mentre i lobi triangolari terminano con spine robuste.
La parte inferiore porta molte foglie, di dimensioni minori e meno lobate rispetto alle terrestri.
I fiori ermafroditi, sono riuniti in grandi capolini all’apice dei fusti.
Proprietà
Il cardo mariano è un’erba amara, diuretica, , depurativa, febbrifuga, spasmolitica, antitossica; migliora la capacità proliferativa delle cellule epatiche e stimola il flusso della bile. Inoltre è in grado di migliorare la produzione di latte materno e di curare il mal di testa associato al ciclo mestruale e alla sindrome premestruale. Ha una forte azione antiossidante che protegge le cellule del fegato dai processi chimici responsabili di numerosi danni epatici; si pensa riesca a stimolare le importantu funzionalità del sistema immunitario. La silibinina, principio attivo contenuto nella silimarina è particolarmente importante nel trattamento di varie malattie epatiche, quali epatite cronica e infiammazione del dotto biliare, spesso indotte da abuso di alcool o droghe e farmaci.
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Usi antichi e Cenni Storici
Il medico greco Dioscoride ne consigliava l’uso per la cura dei morsi di serpente, mentre altri riconoscevano le potenziali virtù epatoprotettive dell’erba.
Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), ha scritto circa l’uso del succo della pianta che mescolato con il miele, è eccellente per “espellere la bile”. Questo è forse il primo riferimento per l’utilizzo del Cardo Mariano, per il fegato relative condizioni.
Nel XVII secolo, l’erborista Culpepper dice che è efficace “per aprire le ostruzioni del fegato e della milza” e quindi ne approvava l’uso nel trattamento dell’ittero, mentre nel XIX secolo i medici eclettici americani, suggerivano il Cardo mariano per la cura delle malattie epatiche.
Studi Contemporanei
Nel 1968, un gruppo di ricerca guidato da H. Wagner presso l’Università di Monaco di Baviera, isolò nei semi di S.marianum, 3 composti epatoprotettivi: silibinina, silidianina e silicristina. Queste 3 sostanze sono note collettivamente con il nome di silimarina.
Gli effetti benefici sul fegato sono molteplici. La silimarina si fissa con un potente legame ai ricettori delle membrane cellulari epatiche attraverso cui penetrano le tossine, inibendone l’azione.