- NOME: Rheum officinale
- FAMIGLIA: Polygonaceae
Descrizione
Piante erbacee perenni, con un rizoma piuttosto voluminoso che rappresenta la parte attiva della pianta; le loro foglie sono grandi, picciolate, profondamente incise in cinque-sette lobi. I fiori si raggruppano in un’infiorescenza alta anche due metri.
Proprietà
Sfruttato da sempre in medicina, il rabarbaro era un tempo molto raro e costoso; quando si iniziò la sua coltivazione anche in Europa, il suo prezzo si abbassò ed il suo uso divenne più comune. Il rabarbaro a dosaggi bassi ha proprietà toniche, astringenti e digestive; ricco di vitamina K, a dosi più forti agisce da purgante. Il suo uso prolungato può indurre assuefazione; può essere tossico ed è controindicato in gravidanza e durante l’allattamento.
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Raccolta
La raccolta va fatta al secondo anno d’impianto per quanto riguarda il rizoma, oppure moderatamente anche al primo anno per i piccioli fogliari, avendo cura di lasciare un adeguato numero di foglie per consentire l’attività fotosintetica. L’epoca di raccolta è autunnale per il rizoma e primaverile, da aprile a giugno secondo le zone, per le foglie. In estate vanno asportati gli scapi con le infiorescenze in quanto la fioritura e la fruttificazione sottraggono energie alla pianta penalizzando soprattutto la produzione dei rizomi.
Usi Antichi e Cenni Storici
L’uso del rabarbaro a scopo alimentare o medicinale ha origini antichissime in alcune popolazioni asiatiche. Sembra che i Cinesi lo usassero già dal 2700 a.C. e che rientrasse fra gli alimenti tradizionali delle popolazioni mongole. L’uso alimentare fra le popolazioni occidentali, soprattutto di cultura anglosassone, risale invece ad epoche più recenti, probabilmente introdotto a seguito dell’espansione coloniale delle superpotenze europee.